le Due colonne
della       Letterina

 

LUGLIO 2006

Messaggio del 2 luglio 2006 ( Mirjana )
“Cari figli, Dio vi ha creato con la libera volontà perché conosciate e scegliete la Vita o la Morte. Io come madre, con amore materno, desidero aiutarvi nella conoscenza e nella scelta della vita. Figli miei, non ingannatevi con la pace falsa e la gioia falsa. Permettete figlioli miei, che Io vi mostri la vera via, la via che conduce alla vita: a mio Figlio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

LETTERA ENCICLICA DEUS CARITAS EST
DEL SOMMO PONTEFICE
BENEDETTO XVI

La vera novità del Nuovo Testamento: Cristo che da Carne e Sangue ai concetti

(….) Due sono qui gli aspetti importanti: l'eros è come radicato nella natura stessa dell'uomo; Adamo è in ricerca e « abbandona suo padre e sua madre » per trovare la donna; solo nel loro insieme rappresentano l'interezza dell'umanità, diventano « una sola carne ». Non meno importante è il secondo aspetto: in un orientamento fondato nella creazione, l'eros rimanda l'uomo al matrimonio, a un legame caratterizzato da unicità e definitività; così, e solo così, si realizza la sua intima destinazione. All'immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l'icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell'amore umano.
Questo stretto nesso tra eros e matrimonio nella Bibbia quasi non trova paralleli nella letteratura al di fuori di essa.
12. Anche se finora abbiamo parlato prevalentemente dell'Antico Testamento, tuttavia l'intima compenetrazione dei due Testamenti come unica Scrittura della fede cristiana si è già resa visibile. La vera novità del Nuovo Testamento non sta in nuove idee, ma nella figura stessa di Cristo, che dà carne e sangue ai concetti — un realismo inaudito. Già nell'Antico Testamento la novità biblica non consiste semplicemente in nozioni astratte, ma nell'agire imprevedibile e in certo senso inaudito di Dio. Questo agire di Dio acquista ora la sua forma drammatica nel fatto che, in Gesù Cristo, Dio stesso insegue la « pecorella smarrita », l'umanità sofferente e perduta.
Quando Gesù nelle sue parabole parla del pastore che va dietro alla pecorella smarrita, della donna che cerca la dracma, del padre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole, ma costituiscono la spiegazione del suo stesso essere ed operare. Nella sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo — amore, questo, nella sua forma più radicale. Lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo, di cui parla Giovanni (cfr 19, 37), comprende ciò che è stato il punto di partenza di questa Lettera enciclica: « Dio è amore » (1 Gv 4, 8). È lì che questa verità può essere contemplata. E partendo da lì deve ora definirsi che cosa sia l'amore. A partire da questo sguardo il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare.

 

TRATTATO DELLA VERA DEVOZIONE A MARIA
di San Luigi Maria Grignion de Montfort

MARIA NELLA SANTA CHIESA

26. Se parlassi a degli spiriti critici di oggi, mi fermerei più a lungo a provare ciò che ho detto con semplicità, citando la Sacra Scrittura e i santi Padri, di cui potrei riferire i testi in latino; potrei portare molte solide motivazioni, come si possono trovare sviluppate a lungo nel libro La triplice corona della Santa Vergine, del padre Poiré. Ma io parlo in particolare ai poveri e ai semplici, i quali hanno di solito buona volontà e maggior fede dei sapienti e sanno credere con più semplicità e maggior merito. Perciò mi accontento di esporre la verità semplicemente, senza fermarmi a citare tutti i passi latini, che essi neppure capiscono. Nè riferirò alcuni, senza farne una ricerca sistematica. Ma proseguiamo.
27. La grazia perfeziona la natura, e la gloria perfeziona la grazia. E' dunque certo che Cristo Signore anche in cielo è ancora Figlio di Maria, come lo era sulla terra e quindi ha conservato la sottomissione e l'obbedienza del più perfetto dei figli nei riguardi della migliore di tutte le madri. Ma non dobbiamo vedere in questa dipendenza una forma di abbassamento o di imperfezione in Gesù Cristo. Essendo Maria infinitamente al di sotto del suo Figlio, che è Dio, non lo comanda come farebbe una madre qui in terra con un suo figlio, che deve essere sottomesso. Maria essendo tutta trasformata in Dio dalla grazia e dalla gloria che trasformano i santi in lui, non chiede, non vuole e non fa nulla che sia contrario all'eterna e immutabile volontà di Dio. Quando si legge quindi negli scritti dei santi Bernardo, Bernardino, Bonaventura, ecc. che in cielo e sulla terra tutto è sottomesso alla Santa Vergine, perfino Dio stesso, essi intendono dire che l'autorità che Dio ha dato a lei è così grande da sembrare che ella abbia il medesimo potere di Dio e che le sue preghiere e domande sono così potenti presso Dio da diventare come dei comandi presso la sua Maestà, che non resiste mai all'invocazione della sua cara Madre, poiché Ella è sempre umile e conforme alla sua volontà. Se Mosè, con la forza della sua preghiera, fermò la collera di Dio sugli Israeliti, in modo così efficace che l'Altissimo e infinitamente misericordioso Signore, non potendo resistere, gli disse di lasciarlo andare in collera e punire quel popolo ribelle, che cosa dobbiamo pensare noi, a più forte ragione, della preghiera dell'umile Maria, la degna Madre di Dio, più potente presso la sua Maestà che non le preghiere e le intercessioni di tutti gli angeli e i santi del cielo e della terra?

Tratto da http://www.totustuus.org/Veradevozione/Trattato0.htm#Trattato

 

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