Letterina

della

 Regina della Pace

 

 

Messaggio del 25 GENNAIO 2006:

 

"Cari figli,

anche oggi vi invito ad essere portatori del Vangelo nelle vostre famiglie.

Non dimenticate, figlioli, di leggere la Sacra Scrittura. MetteteLa in un luogo visibile e testimoniate con la vostra vita che credete e vivete la Parola di Dio

Io vi sono vicino con il mio amore e intercedo davanti a mio Figlio per ognuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata"

 

 

Padre Ljubo: Commento al  messaggio del 25 GENNAIO 2005

 

Quasi ogni messaggio comincia con “Cari figli….”  Noi siamo i suoi figli non qualsiasi, ma figli amati e cari; siamo amati da Lei anche quando come figli siamo disobbedienti, indifferenti, deboli e peccatori, siamo amati anche quando siamo gioiosi e tristi. Lei rimane perseverante, paziente con noi anche quando non crediamo e superficialmente accettiamo le Sue parole, il Suo amore materno rimane lo stesso, uguale, perché proviene dal cuore di Dio, perché Lei stessa è tutta immersa nell’amore di Dio.

            Oggi ci invita ad essere portatori del Vangelo nelle nostre famiglie, là dove viviamo, tra quelli che Dio ci ha donato in questa nostra vita terrena. Essere e rimanere portatori di Dio alla propria famiglia, essere portatori di Dio a quelli che sono a noi forse pesanti e ci danno fastidio, che sono indifferenti verso di noi.

            Solo con l’amore potete vincere il male ci insegna la Vergine Maria, non c’è altro mezzo, non c’è altra ricetta; nessuno di noi è pesante, è noioso per Maria perché ci ama. Soltanto l’amore può portare agli altri e non solo sopportarli e ciò soltanto Maria ci può insegnare e aiutarci. L’uomo si identifica e pian piano si trasforma nell’ideale davanti al quale si trova e cerchiamo di trovarci davanti a Maria ogni giorno, allora pian piano i nostri cuori si trasformeranno. Maria Madre e Vergine è stata la prima a portare il Vangelo, a  portare Dio nel Suo grembo e nel Suo cuore.

Dio ha affidato questo compito a Maria attraverso l’Angelo Gabriele e vediamo che il Suo compito materno non è finito ancora finchè siamo ancora noi Suoi cari figli in questa valle di lacrime che dobbiamo percorrere.

            Lei non si è spaventata di questo grande compito e di moltissimi Suoi figli che il Padre Celeste ha affidato a Lei.

            Anche nei messaggi precedenti la Vergine Maria ci diceva di leggere la Sacra Scrittura, lo fa anche oggi. Maria è donna del Vangelo perché lo ha vissuto in modo più perfetto e più pieno; Lei stessa ha portato il Vangelo: Gesù nel Suo grembo. Madre Maria qui, durante questi 25 anni delle Sue apparizioni e della Sua presenza non è venuta a rivelare nessuna verità nuova, non viene per aggiungere qualcosa di nuovo al Vangelo, Lei come Madre viene e  desidera che sul serio prendiamo la parola di Dio perché per noi il Vangelo non sia qualcosa di astratto o qualcosa nelle nuvole, lontano dalla vita.

            Il Vangelo non è qualcosa che è avvenuto nella storia ed è finito, il Vangelo viene e si rinnova nella vita di ogni cristiano, di ognuno che segue Gesù.

            La passione, flagellazione, la morte, la resurrezione di Gesù non sono finite ma avvengono nella vita nostra; Gesù è risorto è vivo in ogni cristiano, Lui stesso ci dice “in verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più  piccoli l’avete fatto a me”.

            San Gerolamo diceva “chi non conosce la Sacra Scrittura non conosce Cristo”.

            Gesù stesso si trova nel Vangelo, il Suo amore, la grazia, l’onnipotenza perché il Vangelo è Gesù Cristo, è persona. La parola di Dio non è parola umana, la Sua parola è capace a creare dal nulla, creare e cambiare la vita come ci dice lo scrittore della lettera agli Ebrei “infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Lui ma tutto è nudo, è scoperto agli occhi Suoi e a Lui noi dobbiamo rendere conto”.

            Non esiste lo stato d’animo, la situazione nella quale l’uomo d’oggi si può trovare che non possiamo presto trovare nella Sacra Scrittura, il Signore ci vuole parlare attraverso la Sua parola che non è una lettera morta.

            Attraverso la fede nella Scrittura mi avvicino a Dio e posso toccare Dio stesso che si nasconde nella Sua Parola che anche oggi è attuale. Leggere la Sacra Scrittura significa ascoltare cosa mi dice Dio, accogliere la parola della Sacra Scrittura come dono proprio come la Vergine Maria si è comportata quando ha sentito le parole dell’Angelo Gabriele, come si è comportata durante tutta la Sua vita, come dice il Vangelo di Luca “Maria da parte Sua serbava tutte queste cose meditandole nel Suo cuore”.

            Si tratta di ascoltare, obbedire, serbare la Parola. Tutto ciò avviene in un atteggiamento di adorazione, obbedienza e ammirazione.

            Noi non siamo padroni della Parola di Dio ma servi e quando nella fede e nella preghiera leggiamo la Sacra Scrittura allora non cercheremo qualcosa che racconteremo agli altri o qualcosa per soddisfare la nostra curiosità, è necessario permettere a Dio che ci parli a noi, al nostro cuore.

            La Madre di Dio Regina della Pace ci promette la Sua vicinanza, il Suo aiuto e intercessione, non rimaniamo indifferenti, chiusi a questi inviti dal Cielo e dalla nostra Madre!

 

 

“Svegliati, uomo: poiché per te Dio si è fatto uomo"

Primo Messaggio “Urbi et Orbi” di Papa Benedetto XVI

 

(…) nel corso del millennio da poco concluso e specialmente negli ultimi secoli, tanti sono stati i progressi compiuti in campo tecnico e scientifico; vaste sono le risorse materiali di cui oggi possiamo disporre. L’uomo dell’era tecnologica rischia però di essere vittima degli stessi successi della sua intelligenza e dei risultati delle sue capacità operative, se va incontro ad un’atrofia spirituale, ad un vuoto del cuore. Per questo è importante che apra la propria mente e il proprio cuore al Natale di Cristo, evento di salvezza capace di imprimere rinnovata speranza all’esistenza di ogni essere umano.

            “Svegliati, uomo: poiché per te Dio si è fatto uomo” (Sant’Agostino, Discorsi, 185). Svegliati, uomo del terzo millennio! A Natale l’Onnipotente si fa bambino e chiede aiuto e protezione. Il suo modo di essere Dio mette in crisi il nostro modo di essere uomini; il suo bussare alle nostre porte ci interpella, interpella la nostra libertà e ci chiede di rivedere il nostro rapporto con la vita e il nostro modo di concepirla. L’età moderna è spesso presentata come risveglio dal sonno della ragione, come il venire alla luce dell’umanità che emergerebbe da un periodo buio.

            Senza Cristo, però, la luce della ragione non basta a illuminare l’uomo e il mondo. Per questo la parola evangelica del giorno di Natale - “Veniva nel mondo / la luce vera, / quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9) – echeggia più che mai come annuncio di salvezza per tutti. “Nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (Cost.Gaudium et spes, 22).

            La Chiesa ripete senza stancarsi questo messaggio di speranza, ribadito dal Concilio Vaticano II che si è concluso proprio quarant’anni or ono.

Uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prender per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di Lui! La forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale, fondato su giusti rapporti etici ed economici. Il suo amore guidi i popoli e ne rischiari la comune coscienza di essere “famiglia” chiamata a costruire rapporti di fiducia e di vicendevole sostegno. L’umanità unita potrà affrontare i tanti e preoccupanti problemi del momento presente: dalla minaccia terroristica alle condizioni di umiliante povertà in cui vivono milioni di esseri umani, dalla proliferazione delle armi alle pandemie e al degrado ambientale che pone a rischio il futuro del pianeta.

 

 

Gesù annuncia la sventura che si poteva evitare con la conversione

2 Febbraio 2006: 11° anniversario della lacrimazione della Statua di Civitavecchia

 

(…) Lette in riferimento alle recenti mariofanie, le lacrime della Madonnina di Civitavecchia, questa volta di sangue, appaiono come l’ultima parola di un discorso precedentemente pronunciato. È un muto, silenzioso, ma tragico riassunto dei messaggi già consegnati dalla Madre di Gesù agli umili veggenti da lei prescelti. Dopo le parole ammonitrici, il pianto di lacrime normali, ora addirittura la lacrimazione di sangue... Che cosa altro poteva aggiungere Maria per scuotere le coscienze addormentate?

            SIGNIFICATO CRISTOLOGICO: Maria piange per lo stesso motivo che spinse  Cristo a piangere e a sudare sangue. François Mauriac, riflettendo sul significato della Vergine piangente a La Salette, percepisce un necessario legame con il pianto del Signore: Le lacrime della Madonna ci fanno cadere in ginocchio di fronte allo stesso mistero, che è rappresentato dalle lacrime del Signore: il mistero dell’Essere increato che si fa impotente dinanzi alla sua creatura; l’amore infinito, che accetta di essere disarmato... Gesù piange e la Madonna piange su coloro che lo conoscono e non l’hanno ricevuto; sui fedeli, sia preti che laici. Oserei dire sui fedeli infedeli. Piange su noi che abbiamo visto i miracoli, non i miracoli di Cafarnao e di Betsaida, ma le meraviglie della Grazia in noi, su di noi, che tante volte e in tanti modi, nel corso delle nostre povere vite tormentate, abbiamo avuto la ventura di conoscere quanto il Signore è soave. Eppure quante volte abbiamo rifiutato la luce! [F. MAURIAC, L’amore infinito che rimane disarmato, in G. BARRA (ed.), La Madonna di La Salette , Ed. L’Azione 1957, 29.]

            Dobbiamo osservare che il riferimento a Gesù, al suo pianto e al suo sudore di sangue appare appena accennato e comunque poco valorizzato nell’interpretazione del fenomeno di Civitavecchia, a scapito di un aspetto essenziale del medesimo. È stato riferito che il card. J. Ratzinger abbia dichiarato «interessante » il risultato dell’esame ematologico: sangue maschile, a motivo del riferimento cristologico. Infatti se Maria non può essere compresa staccata da Gesù, che rappresenta il principio del suo essere e della sua missione nella storia della salvezza, anche le manifestazioni mariane non possono essere capite che in  prospettiva cristologica. In realtà «nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende» (MC 25) .

            Le lacrime di Maria a Civitavecchia devono essere considerate sullo sfondo del pianto di Gesù su Gerusalemme e delle lacrime versate nel Getsemani nel contesto della sudorazione di sangue. In tal modo esse appaiono riflesso e continuazione di tale pianto, assumendo una dimensione cristologica altamente significativa. Il Nuovo Testamento riferisce tre circostanze in cui Gesù si è espresso con le lacrime, in un crescendo di intensità. Ha pianto con vero sussulto davanti alla tomba dell’amico Lazzaro (Gv 11, 35), con profonda emozione o «veemente pathos», alla vista di Gerusalemme (Lc 19, 41) e  infine «con forti grida e lacrime» durante la sua passione (Eb 5, 7).

            Un pianto di amicizia, un pianto d’impotenza, un pianto di supplica. Al nostro scopo serve cogliere il motivo profondo della lacrimazione di Gesù su Gerusalemme e della sua sudorazione di sangue. L’entrata trionfale di Gesù nella città santa tra l’acclamazione  irrefrenabile del popolo (Lc 19, 36-40) è un momento saturo di commozione: per la prima volta, secondo Luca, Gesù rivede Gerusalemme dopo la sua infanzia.

È un momento caratterizzato da contrasti: acclamazioni gioiose della folla e pianto di Gesù, alla vista della città nel suo splendore e alla previsione della sua rovina totale.

Gerusalemme, città della pace, rifiuta la via della pace! Visitata da Dio, si sottrae ai benefici di questa visita! Motivo diretto del pianto di Gesù è l’infedeltà di Gerusalemme e la sua futura rovina. Ma la ragione più profonda è la misteriosa e ineluttabile concatenazione di necessità storiche e di libere responsabilità sociali che condanna la città al rigetto del Messia e alla distruzione. La colpa di Gerusalemme è un duplice peccato di omissione. Innanzitutto, la città non ha compreso la via della «pace», cioè dell’insieme dei beni messianici, della salvezza piena e totale (cf. Is 57, 19; 66, 12; Ger 33, 6). Tale via verso la pace e la salvezza non è altro che la conversione tante volte proposta.

            Gerusalemme non l’ha accettata, si è chiusa ostinatamente in una cecità spirituale che le  impedisce di accogliere l’ultima offerta di salvezza. Inoltre, la città non ha riconosciuto il tempo della sua visita, in quanto non ha colto il momento decisivo della salvezza offerta dalla venuta regale di Gesù.

Invece di accoglierlo come Messia, gli abitanti di Gerusalemme «hanno sempre caparbiamente respinto gli inviti alla penitenza» [C. GHIDELLI, Luca, Edizioni Paoline, Roma 1977, 369].

            Di fronte a questa chiusura e rifiuto, Gesù reagisce con un pianto d’impotenza [«Le lacrime tradiscono la sua impotenza. Egli ha cacciato demoni, guarito malati, risuscitato morti, convertito pubblicani e peccatori. Di fronte a questa città il suo potere ha dei limiti e incontra resistenza. Il suo pianto impotente nasconde un profondo mistero.

            Nella Chiesa antica, esso sembrò a più di uno così enigmatico e sconcertante per la fede nell’onnipotenza del Cristo, che non si voleva ritenerlo vero. Dio nasconde la sua potenza nell’amore di Gesù che salva e nella sua debolezza. Egli prende la libera decisione dell’uomo con tanta serietà, che preferisce piangere impotente in Gesù, piuttosto che togliere alla creatura umana la sua libertà. Il pianto di Gesù è l’ultimo invito alla penitenza per la città ostinata» (A. STÖGER, VANGELO SECONDO LUCA, Città Nuova, Roma 1968, 159).] e con l’annuncio della sorte tremenda di Gerusalemme.

            Con tono profetico, sulla scia di tanti altri servi di Dio, Gesù annuncia la sventura, che si poteva evitare con la conversione, ma ormai ineluttabile e incombente. La visita di benedizione, legata al riconoscimento della regalità di Gesù, si tramuterà in visita di castigo. In base a questa prospettiva cristologica, le lacrime di Maria rivelano la sua umanità, che non rimane indifferente di fronte alle sorti del mondo, ma anche la sua impotenza di fronte al gioco della libertà e responsabilità degli uomini, che si chiudono alla salvezza e alla pace messianica offerta da Cristo. Maria piange, come ha fatto Gesù, per lanciare alla società un ultimo monito a non rifiutare il regno di Dio e a non respingere ostinatamente il messaggio evangelico. Il suo è un pianto estremamente serio, pregno di tristi presagi, un richiamo a non respingere gli inviti divini onde non incorrere nella rovina.

 

Tratto da: “Non dimenticare i gemiti di tua Madre” - Diocesi di Civitavecchia e Tarquinia

 

 

Commento al messaggio del 25 dicembre 2005

Padre  JOZO

            “Cari figli, anche oggi vi porto tra le braccia il piccolo Gesù, Re della Pace, che vi benedice con la sua pace. Figlioli, in modo particolare oggi vi invito ad essere miei portatori di pace in questo mondo senza pace. Dio vi benedirà. Figlioli, non dimenticate: Io sono vostra Madre. Col piccolo Gesù tra le mie braccia vi benedico tutti con una speciale benedizione. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".

 

E’ Natale. La Madre con il Figlio sono l’evento centrale ed il significato del Natale. Gesù è la benedizione del Padre ed il nostro Salvatore. Egli è venuto perché nessuno si perda. La Madre appare ai suoi figli con un sorriso ed un volto splendente di gioia. “Anche oggi vi porto tra le braccia il piccolo Gesù, Re della Pace, che vi benedici con la sua pace”.

La maledizione che ricopriva la terra e quanto era su di essa, attendeva questo evento e questo giorno. Il Re della Pace è venuto, è nato in una stalla nei campi di Betlemme. Gli angeli hanno svegliato e radunato i primi adoratori, i pastori, che si son detti: Andiamo! Essi non sono rimasti delusi, hanno trovato la Madre e il Figlio. Hanno ricevuto la tanto attesa benedizione della Pace e hanno portato quel dono di Dio nei loro cuori, testimoniandolo a tutti. “Figlioli, in modo particolare oggi vi invito ad essere miei portatori di pace in questo mondo senza pace”. Durante la predica sul Monte delle Beatitudini, il Maestro ha detto: “Beati i portatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”.

            Oggi, in special modo e nel clima particolare del Natale, siamo chiamati a trasmettere la pace, ad essere portatori e testimoni della pace. Dio è la pace! E’ questo il suo nome e la sua essenza! E’ per questo che Egli è venuto ad abitare sulla Terra. E la Terra non deve perdere questo dono e questa grazia. La famiglia non deve essere lasciata senza questo dono. Senza di esso, la Terra e la famiglia diventano deserti senza via di uscita su cui cadono la maledizione e tutto il male. Perciò, vi debbono essere quelli che portano la pace affinché la missione del Natale continui tra gli uomini; debbono esistere coloro che ispirano e radunano la gente di buona volontà, e questi sono i portatori di pace.

A Natale, la Regina della Pace è venuta portando tra le braccia il Re della Pace, il suo Figlio. Ella ti chiama e ti chiede di essere un suo portatore di pace in questo mondo senza pace. Noi tutti abbiamo fatto esperienza personale ed una profonda constatazione, in questo mondo senza pace: sia i ricchi che i poveri hanno bisogno di questo dono; gli ammalati e i sani, i piccoli e i grandi hanno bisogno di questa grazia. Questo dono appartiene all’uomo che l’ha perduto. Esso appartiene alla nostra natura ed al nostro essere che è fatto a somiglianza di Dio.

            Senza  la pace siamo una “rovina”. Senza la pace siamo un deserto da cui proviene il grido dei maledetti e degli isolati. Ogni giorno sempre di più, come un fiume maledetto scorrono le acque della violenza, dell’odio, dell’egoismo e della disperazione, che inondano le famiglie, i singoli e le nazioni intere. Abbiamo bisogno di pace! Abbiamo bisogno di portatori di pace!

Questa generazione desidera fortemente quelli che portano la pace. Cari fratelli e sorelle, mai come prima sono necessarie la nostra decisione ed il nostro amore. Non abbiate paura di rispondere alla chiamata, affinché il mondo sappia che la pace ci è data  come un dono. Dio vi benedirà. Sì, quelli che si mettono a disposizione del Signore e dei suoi  piani ricevono la sua benedizione speciale ed il suo aiuto.“Figlioli, non dimenticate: Io sono vostra Madre”. Sì, Ella è la nostra Madre che ci chiama ad essere portatori di pace. Fratelli e sorelle, molti di quelli che incontriamo sono contro la pace, diffondono l’odio e seminano l’immoralità e l’incredulità. Molti si sono messi al servizio del male e del maligno.

Tu sei chiamato dalla Regina della Pace al servizio della pace. Quando testimoni il Vangelo con la vita, tu diffondi la pace. Quando preghi, attraverso te la pace si riversa nei cuori degli altri. Quando vivi i messaggi della Regina della Pace, tu sei un portatore di pace.  Beato te! E’ per te un onore perché sei scelto. Attraverso la Madre che porta il suo Figlio neonato nel suo abbraccio, possano essere riversate su di noi e sulla nostra Comunità di preghiera della Visitazione tutta la pace e la benedizione del Natale. Che la nostra Comunità possa crescere ed iniziare l’anno 2006 con un’abbondante benedizione.

 

 

 

POTENZA della PREGHIERA

 

            Carissimi voi tutti che mi avete sostenuto con la  vostra preghiera, vi ringrazio con tutto il cuore. Credo fermamente  che la preghiera sia un’arma potente nella nostra vita e per questo ho sempre cercato di pregare per tutti quelli che me lo chiedevano o che pensavo ne avessero necessità. Mai però avevo sperimentato l’effetto di una preghiera fatta da tante persone  per me. Per darvi coraggio a continuare in questa opera buona che fate per tanti,vi racconto la mia esperienza.

            Dopo essere stata  tanto male tutto lo scorso anno, a novembre ho dovuto subire un intervento chirurgico che temevo molto perché tra l’altro avevo condizioni generali che lo rendevano più difficile. Mentre mi avvicinavo alla data dicevo sempre più spesso “ Gesù confido in te” o  “Maria Madre mia fiducia mia” cercando di affidarmi più che potevo.

            Poi, a una settimana dall’intervento ad un certo momento mi sono  come sentita sollevare per una frazione di secondo, mentre  camminavo. Ho pensato subito ad un leggero giramento di testa, ma alla luce di quello che è successo dopo,credo proprio che Gesù e  Maria mi abbiano preso in braccio. Per una serie di ”inconvenienti “  volendoli chiamare  così, ma io  preferisco usare il termine “Provvidenza”, l’ultima settimana prima dell’intervento sono rimasta sola in casa ed ho avuto modo di meditare su tante cose. Ogni giorno cresceva in me una pace sempre più grande,una pace che avrei creduto impossibile qualche mese prima .

            Sono arrivata alla vigilia, che ero veramente pronta ad abbandonare tutto e  pronta a morire se questa fosse stata la Volontà di Dio. Prima di entrare in sala operatoria mio marito e mio figlio mi hanno fatto il segno della Croce sulla fronte  e con questo sono entrata tranquilla ( tanto tranquilla  che mi hanno detto che mi sono svegliata sorridendo) e questo lo dico a gloria di Dio perché  riconosco di essere  un carattere abbastanza ansioso.

            Il Signore, anche in questa occasione, ha avuto tante tenerezze  per me anche in cose apparentemente banali,ma che per me avevano importanza, e lì ho visto la mano di Maria, Mamma delicatissima che rispetta ognuno con le sue caratteristiche  e va incontro ai Suoi  figli con un amore che tiene conto delle loro esigenze e sensibilità. Quanto a voi, ho offerto la mia operazione per tante intenzioni, prima di tutto per quelle della Madonna e anche per tutti quelli che mi avevano sostenuto con la loro preghiera.

            Non posso raggiungervi tutti uno ad uno ma vorrei dirvi: “Non  stancatevi mai di pregare anche se vi sembra di non vedere effetti immediati  e continuate a credere con tutto il cuore  che ogni preghiera è una forza potente: nel colloquio tra Dio e uomo si alzano come delle mura di protezione intorno alle persone  e alle situazioni per cui si prega “.

            Grazie di cuore al Signore Gesù , alla Sua e nostra Mamma e grazie anche a tutti voi. Vi abbraccio con tutto il cuore

Maria Celeste Cantù Bernizzoni

 

 

SI a CRISTO, NO a satana

Tratto da: “Nuovi racconti di un Esorcista” di Don Gabriele Amorth – EDB

 

Diciamo ora qualcosa delle preghiere di liberazione.

 

Una prima osservazione.

Tra l’azione ordinaria del demonio (tentazione) e la sua azione straordinaria (i mali malefici che abbiamo elencato), non c’è un netto confine. Ciò vale anche per i rimedi. Ad esempio, abbiamo visto come si può cadere anche nella possessione diabolica completa persistendo in peccati di particolare gravità. Abbiamo presentato l’esempio di Giuda Iscariota. Così anche riguardo ai rimedi, sia per la prevenzione sia per la liberazione, restano in ogni caso fondamentali i comuni mezzi di grazia (preghiere, sacramenti, digiuno, opere di carità…).

 

Una seconda osservazione

Attraverso l’azione pastorale, occorre risvegliare nella coscienza dei cristiani il senso di fedeltà a Cristo e di lotta al demonio. Tutti i fedeli, per loro natura, in quanto battezzati e cresimati, debbono sentirsi dei lottatori contro il demonio. Sanno di essere tempio dello Spirito Santo e sanno che il demonio vorrebbe strappare loro questo privilegio. Sanno che Gesù è venuto <<Per distruggere le opere del demonio>>, e anch’essi debbono cooperare in questa opera. Come il demonio lotta quotidianamente contro di noi, così noi dobbiamo lottare ogni giorno contro di lui, certi di essere vincenti, per la forza dello Spirito che ci è stato donato.

 

Vivere in grazia significa dire sempre a Cristo e no a satana, conforme alle promesse battesimali. In caso contrario si cade nel peccato. Non sembra proprio che oggi sia molto presente, nella predicazione e nella catechesi, questo senso di lotta su cui insiste tutta la Bibbia, in particolare il Nuovo Testamento. E’ un concetto da ricuperare. Salvaguardare e accrescere lo stato di grazia è la vittoria contro l’azione ordinaria del demonio (tentazione) ed è, insieme, la migliore prevenzione contro la sua azione straordinaria.

 

Passando poi a parlare più direttamente delle preghiere di liberazione, diciamo subito che tutte le preghiere sono buone, in particolare le preghiere di adorazione e di lode a Dio, <<salmi, inni, cantici spirituali>>, come si esprime Paolo. Le preghiere possono anche essere inventate: è buona cosa, in ogni caso, abituarsi a preghiere spontanee. Se la preghiera viene fatta in gruppo, è necessario che essa sia guidata dal responsabile del gruppo, sacerdote o laico, per assicurarne l’ordinato svolgimento. (…)

 

<<Nel mio nome scacceranno i demoni>>: il potere dato da Cristo a tutti i credenti in Lui è stupendo; ma nell'esercizio pratico richiede tanta fede, tanta umiltà, tanta dimenticanza di se stessi. Ricordo che una volta Padre Jozo (ben noto a tutti coloro che hanno un po’ di pratica di Medjugorje) aveva pregato per la liberazione di una persona della sua chiesa parrocchiale. La preghiera occupò quasi tutta una notte; la chiesa era piena di persone, specie di pellegrini, che cercavano di apportare il contributo della loro preghiera personale. Alla fine Padre Jozo, divenuto assai pratico in questo campo, ha dichiarato che la persona non era liberata perché troppi dei presenti erano animati da curiosità, e persistevano a stare in chiesa solo per vedere quale sarebbe stata la conclusione. Ho notato anch’io che la presenza anche di una sola persona sbagliata può nuocere alla riuscita di un esorcismo.

 

 

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