Letterina

della

 Regina della Pace

 

 

Messaggio del 25 DICEMBRE 2005:

 

“Cari figli,

anche oggi vi porto tra le braccia il piccolo Gesù, Re della Pace, che vi benedice con la Sua pace. Figlioli, in modo particolare oggi vi invito ad essere miei portatori di pace in questo mondo senza pace. Dio vi benedirà. Figlioli, non dimenticate: IO SONO VOSTRA MADRE!

Col piccolo Gesù tra le Mie braccia vi benedico tutti con una speciale benedizione.

            Grazie per aver risposto alla Mia chiamata.”

 

 

Messaggio a Jakov del 25 DICEMBRE 2005

 

“Cari figli,

oggi, con Gesù tra le braccia, in modo particolare vi invito alla conversione. Figli, durante tutto questo tempo che Dio mi ha permesso di restare con voi, incessantemente vi ho invitato alla conversione: MOLTI DEI VOSTRI CUORI SONO RIMASTI CHIUSI.

Figlioli, Gesù è pace, amore e gioia: per questo decidetevi ADESSO per Gesù.

            Incominciate a pregare, pregatelo per il dono della conversione. Figlioli, solo con Gesù potete avere pace, gioia e il cuore pieno di amore.

            Figlioli Io vi amo, IO SONO VOSTRA MADRE e vi do la mia benedizione materna.”

 

 

Messaggio del 25 Novembre 2005

 

“Cari figli,

anche oggi vi invito: Pregate, pregate, pregate fino a che la preghiera diventi vita.

Figlioli, in questo tempo, in modo particolare prego davanti a Dio affinché vi dia il dono della fede. Solo nella fede scoprirete la gioia del dono della vita che Dio vi ha donato. Il vostro cuore sarà gioioso pensando all’eternità. Io sono con voi e vi amo con  amore tenero.

Grazie per aver risposto alla Mia chiamata”.

 

 

Padre Jozo: Commento al messaggio del 25 Novembre 2005

 

            Come può la preghiera diventare vita? Come può la vita diventare immersa nella preghiera? Come può la preghiera rendere fruttuosa la vita e diventare dono che produce frutti divini?

            Come il cibo che mangiamo sostiene la vita fisica, così è in modo particolare con la preghiera. Pregando, nutriamo la nostra anima, la vita spirituale e mentale. Quando preghiamo nutriamo il cuore, la nostra fede e l’amore con un dono divino. Questo dono ci cambia, cambia i nostri pensieri e li purifica, li mette in sintonia con la volontà di Dio. Essenzialmente la preghiera influenza la nostra vita morale.

Attraverso la preghiera, noi che siamo fragili e feriti, riceviamo la forza per vincere il male dentro di noi e ricevere l’unzione che risana le ferite. La preghiera ci rende ottimisti e ci fa vedere tutte le persone come un dono di Dio, e ci illumina cosicché, come Gesù, possiamo fare del bene a tutti.         Attraverso la preghiera, l’amore ci stimola al bene e a fare opere buone. In questo modo, una persona che prega rivela il suo nuovo rapporto con Dio, con i Misteri della fede, con la Parola di Dio, con la Chiesa, i suoi fratelli, e con tutta la Creazione. Una persona che prega sente la sua anima respirare in Dio, con Dio e per Dio. Similmente, mentre respiriamo aria fresca, i polmoni eliminano tutto ciò che è tossico, velenoso e dannoso dal nostro corpo, e così noi possiamo continuare a vivere. Mentre preghiamo, noi respiriamo nuova grazia che ci appaga. Tutto ciò che è male, le cattive abitudini, i cattivi pensieri, vengono allontanati  cosicché ci sentiamo benedetti con la pace e con ogni bene. Nella preghiera noi cerchiamo la freschezza che è la via della purificazione. Sì, il mio traguardo è che la preghiera diventi la mia vita, che permei e modelli la mia vita rendendola fruttuosa e benefica per gli altri. In tal modo, glorifico Dio con la mia vita come un costruttore saggio che costruisce sulla roccia, e come la vergine saggia che tiene pronta la sua lampada e l’olio per entrare con lo Sposo alla festa delle nozze.

            “Io prego davanti a Dio perché vi dia il dono della fede” , dice la Regina della Pace.

Senza il dono della fede, una persona non è in grado di guardare se stessa, la sua famiglia, il suo Dio, la Creazione, nel modo giusto. Una tale persona è come un cieco e non vede. L’uomo senza la fede è paralizzato: non si muove, non ha sensibilità. Per questa ragione, non può nemmeno percepire o dare il giusto valore al dono della vita. Molti di quelli che sono insoddisfatti e prigionieri del male, camminano sulle nostre strade senza la fede, senza gioia e ottimismo; camminano e vivono come se Dio non esistesse, e sono scoraggiati.

            In questo santo tempo di Avvento, preghiamo per il dono della vigilanza e per avere il cuore aperto alla Madre che bussa e cerca un posto per far nascere il Figlio suo. La nostra missione è di aiutare il prossimo ad aprirsi al Signore attraverso i Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia. Il nostro compito è quello di essere ottimisti e diffondere l’ottimismo dell’Avvento, e preparare gli altri alla gioia del Natale e all’incontro con Gesù. Questa gioia può essere scoperta solo nella fede e con la fede. In questi giorni purifichiamo i nostri cuori per avere per tutti, in particolare per i poveri e gli ammalati, un amore cristiano puro e tenero.

 

 

Dall’ Omelia di SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI dell’ 8 dicembre 2005

 

"Maria ci è vicina come nessun altro essere umano"

 

Resta indelebile nella mia memoria il momento in cui, sentendo le sue parole: "Mariam Sanctissimam declaramus Matrem Ecclesiae" – "dichiariamo Maria Santissima Madre della Chiesa", spontaneamente i Padri si alzarono di scatto dalle loro sedie e applaudirono in piedi, rendendo omaggio alla Madre di Dio, a nostra Madre, alla Madre della Chiesa. Di fatto, con questo titolo il Papa riassumeva la dottrina mariana del Concilio e dava la chiave per la sua comprensione. Maria non sta soltanto in un rapporto singolare con Cristo, il Figlio di Dio che, come uomo, ha voluto diventare figlio suo. Essendo totalmente unita a Cristo, ella appartiene anche totalmente a noi.

            Sì, possiamo dire che Maria ci è vicina come nessun altro essere umano, perché Cristo è uomo per gli uomini e tutto il suo essere è un "esserci per noi". Cristo, dicono i Padri, come Capo è inseparabile dal suo Corpo che è la Chiesa, formando insieme con essa, per così dire, un unico soggetto vivente. La Madre del Capo è anche la Madre di tutta la Chiesa; lei è, per così dire, totalmente espropriata da se stessa; si è data interamente a Cristo e con Lui viene data in dono a tutti noi. Infatti, più la persona umana si dona, più trova se stessa.

            Il Concilio intendeva dirci questo: Maria è così intrecciata nel grande mistero della Chiesa che lei e la Chiesa sono inseparabili come sono inseparabili lei e Cristo. Maria rispecchia la Chiesa, la anticipa nella sua persona e, in tutte le turbolenze che affliggono la Chiesa sofferente e faticante, ne rimane sempre la stella della salvezza. È lei il suo vero centro di cui ci fidiamo, anche se tanto spesso la sua periferia ci pesa sull'anima.

            (…) In Maria, l'Immacolata, incontriamo l'essenza della Chiesa in modo non deformato. Da lei dobbiamo imparare a diventare noi stessi "anime ecclesiali", così si esprimevano i Padri, per poter anche noi, secondo la parola di san Paolo, presentarci "immacolati" al cospetto del Signore, così come Egli ci ha voluto fin dal principio (Col 1,21; Ef 1,4).

            (…) In lei è presente la vera Sion, quella pura, la vivente dimora di Dio. In lei dimora il Signore, in lei trova il luogo del Suo riposo. Lei è la vivente casa di Dio, il quale non       abita in edifici di pietra, ma nel cuore dell'uomo vivo. Lei è il germoglio che, nella buia   notte invernale della storia, spunta dal tronco abbattuto di Davide. In lei si compie la parola del Salmo: "La terra ha dato il suo frutto" (67,7). Lei è il virgulto, dal quale deriva l'albero della redenzione e dei redenti.

            Dio non ha fallito, come poteva apparire già all'inizio della storia con Adamo ed Eva, o durante il periodo dell'esilio babilonese, e come nuovamente appariva al tempo di Maria quando Israele era diventato definitivamente un popolo senza importanza in una regione  occupata, con ben pochi segni riconoscibili della sua santità. Dio non ha fallito. Nell'umiltà della casa di Nazaret vive l'Israele santo, il resto puro. Dio ha salvato il Suo popolo.

            Dal tronco abbattuto rifulge nuovamente la sua storia, diventando una nuova forza viva che orienta e pervade il mondo. Maria è l'Israele santo; ella dice "sì" al Signore, si mette pienamente a Sua disposizione e diventa così il tempio vivente di Dio.

 

 

Dall’Omelia dell’ 8 dicembre 2005 Papa Benedetto XVI

 

L'uomo vuole sostituirsi a Dio

 

            (…) Viene predetto che durante tutta la storia continuerà la lotta tra l'uomo e il serpente, cioè tra l'uomo e le potenze del male e della morte. Viene però anche preannunciato che "la stirpe" della donna un giorno vincerà e schiaccerà la testa al serpente, alla morte; è preannunciato che la stirpe della donna – e in essa la donna e la madre stessa – vincerà e che così, mediante l'uomo, Dio vincerà. Se insieme con la Chiesa credente ed orante ci mettiamo in ascolto davanti a questo testo, allora possiamo cominciare a capire che cosa sia il peccato originale, il peccato ereditario, e anche che cosa sia la tutela da questo peccato ereditario, che cosa sia la redenzione.

 

            Qual è il quadro che in questa pagina ci vien posto davanti? L'uomo non si fida di Dio. Egli cova il sospetto che Dio, in fin dei conti, gli tolga qualcosa della sua vita, che Dio sia un concorrente che limita la nostra libertà e che noi saremo pienamente esseri umani soltanto quando l'avremo accantonato; insomma, che solo in questo modo possiamo realizzare in pienezza la nostra libertà

L'uomo vive nel sospetto che l'amore di Dio crei una dipendenza e che gli sia necessario sbarazzarsi di questa dipendenza per essere pienamente se stesso. L'uomo non vuole ricevere da Dio la sua esistenza e la pienezza della sua vita.     Vuole attingere egli stesso dall'albero della conoscenza il potere di plasmare il mondo, di farsi dio elevandosi al livello di Lui, e di vincere la morte e le tenebre. Non vuole contare sull'amore che non gli sembra affidabile; egli conta unicamente sulla conoscenza, in quanto essa gli conferisce il potere. Piuttosto che sull'amore punta sul potere col quale vuole prendere in mano in modo autonomo la propria vita. E nel fare questo, egli si fida della menzogna piuttosto che della verità e con ciò sprofonda con la sua vita nel vuoto, nella morte. Amore non è dipendenza, ma dono che ci fa vivere.

La libertà di un essere umano è la libertà di un essere limitato ed è quindi limitata essa stessa. Possiamo possederla soltanto come libertà condivisa, nella comunione delle libertà: solo se viviamo nel modo giusto l'uno con l'altro e l'uno per l'altro, la libertà può svilupparsi. Noi viviamo però nel modo giusto, se viviamo secondo la verità del nostro essere e cioè secondo la volontà di Dio. Perché la volontà di Dio non è per l'uomo una legge imposta dall'esterno che lo costringe, ma la misura intrinseca della sua natura, una misura che è iscritta in lui e lo rende immagine di Dio e così creatura libera

Se noi viviamo contro l'amore e contro la verità – contro Dio –, allora ci distruggiamo a vicenda e distruggiamo il mondo. Allora non troviamo la vita, ma facciamo l'interesse della morte. Tutto questo è raccontato con immagini immortali nella storia della caduta originale e della cacciata dell'uomo dal Paradiso terrestre.

 

            Cari fratelli e sorelle! Se riflettiamo sinceramente su di noi e sulla nostra storia, dobbiamo dire che con questo racconto è descritta non solo la storia dell'inizio, ma la storia di tutti i tempi, e che tutti portiamo dentro di noi una goccia del veleno di quel modo di pensare illustrato nelle immagini del Libro della Genesi. Questa goccia di veleno la chiamiamo peccato originale. Proprio nella festa dell'Immacolata Concezione emerge in noi il sospetto che una persona che non pecchi affatto sia in fondo noiosa; che manchi qualcosa nella sua vita: la dimensione drammatica dell'essere autonomi; che faccia parte del vero essere uomini la libertà del dire di no, lo scendere giù nelle tenebre del peccato e del voler fare da sé; che solo allora si possa sfruttare fino in fondo tutta la vastità e la profondità del nostro essere uomini, dell'essere veramente noi stessi; che dobbiamo mettere a prova questa libertà anche contro Dio per diventare in realtà pienamente noi stessi.

Con una parola, noi pensiamo che il male in fondo sia buono, che di esso, almeno un po', noi abbiamo bisogno per sperimentare la pienezza dell'essere. Pensiamo che Mefistofele – il tentatore – abbia ragione quando dice di essere la forza "che sempre vuole il male e sempre opera il bene" (J.W. v. Goethe, Faust I, 3). Pensiamo che patteggiare un po' col male, riservarsi un po' di libertà contro Dio, in fondo, sia bene, forse sia addirittura necessario.

 

            Guardando però il mondo intorno a noi, possiamo vedere che non è così, che cioè il male avvelena sempre, non innalza l'uomo, ma lo abbassa e lo umilia, non lo rende più grande, più puro e più ricco, ma lo danneggia e lo fa diventare più piccolo. Questo dobbiamo piuttosto imparare nel giorno dell'Immacolata: l'uomo che si abbandona totalmente nelle mani di Dio non diventa un burattino di Dio, una noiosa persona consenziente; egli non perde la sua libertà.

Solo l'uomo che si affida totalmente a Dio trova la vera libertà, la vastità grande e creativa della libertà del bene. L'uomo che si volge verso Dio non diventa più piccolo, ma più grande, perché grazie a Dio e insieme con Lui diventa grande, diventa divino, diventa veramente se stesso. L'uomo che si mette nelle mani di Dio non si allontana dagli altri, ritirandosi nella sua salvezza privata; al contrario, solo allora il suo cuore si desta veramente ed egli diventa una persona sensibile e perciò benevola ed aperta.

 

            Più l'uomo è vicino a Dio, più vicino è agli uomini. Lo vediamo in Maria. Il fatto che ella sia totalmente presso Dio è la ragione per cui è anche così vicina agli uomini. Per questo può essere la Madre di ogni consolazione e di ogni aiuto, una Madre alla quale in qualsiasi necessità chiunque può osare rivolgersi nella propria debolezza e nel proprio peccato, perché ella ha comprensione per tutto ed è per tutti la forza aperta della bontà creativa. È in lei che Dio imprime la propria immagine, l'immagine di Colui che segue la pecorella smarrita fin nelle montagne e fin tra gli spini e i pruni dei peccati di questo mondo, lasciandosi ferire dalla corona di spine di questi peccati, per prendere la pecorella sulle sue spalle e portarla a casa. Come Madre che compatisce, Maria è la figura anticipata e il ritratto permanente del Figlio. E così vediamo che anche l'immagine dell'Addolorata, della Madre che condivide la sofferenza e l'amore, è una vera immagine dell'Immacolata.

Il suo cuore, mediante l'essere e il sentire insieme con Dio, si è allargato. In lei la bontà di Dio si è avvicinata molto a noi. Così Maria sta davanti a noi come segno di consolazione, di incoraggiamento, di speranza. Ella si rivolge a noi dicendo: "Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!".

Vogliamo, in questo giorno di festa, ringraziare il Signore per il grande segno della Sua bontà che ci ha donato in Maria, Sua Madre e Madre della Chiesa. Vogliamo pregarlo di porre Maria sul nostro cammino come luce che ci aiuta a diventare anche noi luce e a portare questa luce nelle notti della storia. Amen.

 

 

ESORCISMI  E  PREGHIERE  DI  LIBERAZIONE

Tratto da: ”Nuovi racconti di un Esorcista” di Don Gabriele Amorth – EDB

 

<<Coloro che crederanno in me, nel mio nome scacceranno i demoni>> (Mc 16,17): con queste parole Gesù, che aveva dato il potere di scacciare i demoni prima ai dodici apostoli e poi ai settantadue discepoli, ha esteso lo stesso potere a tutti i credenti in Lui. La condizione è che si agisca nel Suo nome. La forza di chiunque scaccia i demoni, esorcista o no, sta nella fede nel nome di Gesù, perché <<non è stato concesso agli uomini nessun altro nome sotto il cielo per mezzo del quale siano destinati a salvarsi>> (At 4,12). E’ perciò un potere che deriva direttamente da Cristo e che nessuno può limitare o misconoscere.

 

La Chiesa però, per dare un maggior aiuto a coloro che soffrono di mali malefici e per mettere in guardia dagli imbroglioni, ha istituito un apposito sacramentale, l’esorcismo. Se vogliamo essere chiari e non cadere in continui equivoci, dobbiamo usare le parole in modo appropriato, senza fare confusioni. L’esorcismo è un sacramentale, istituito quindi dalla Chiesa, che può essere amministrato esclusivamente da quei sacerdoti (mai da laici) che ne abbiano avuta peculiare  ed espressa licenza dal loro vescovo. Tutte le altre preghiere dirette a liberare dal demonio, recitate da sacerdoti o da laici, sono preghiere private e possiamo chiamarle <<preghiere di liberazione>>. Non ammetto altri linguaggi, che sono solo causa di equivoci, anche se vengono usati da autori rinomati. Ad esempio non accetto che si parli di esorcismi solenni, amministrati dall’esorcista, e di esorcismi semplici, amministrati da ogni sacerdote o laico. Si deve parlare di esorcismo solo quando si tratta di quel sacramentale istituito dalla Chiesa, che usa delle apposite preghiere indicate dal Rituale e che può  essere amministrato solo dagli esorcisti. Tutte le altre forme in uso, da parte di sacerdoti o laici, di singoli o di gruppi, non sono esorcismi. Sono anche esorcismi quelli del battesimo.

 

Che differenza c’è tra l’esorcismo e la preghiera di liberazione? Che cosa è più efficace? Diciamo pure che lo scopo è identico: liberare da una presenza o da un’influenza malefica.

Quanto all’efficacia il discorso è più complesso.

Un laico che prega per la liberazione dal demonio, fa una preghiera privata, in cui esercita il sacerdozio dei fedeli e si  avvale del potere dato da Cristo a quanti credono in Lui.

Il sacerdote che prega allo stesso scopo, fa anche lui una preghiera privata che, a pari condizioni, ha più efficacia in quanto usa del sacerdozio ministeriale e del suo mandato di benedire.

Un esorcista che amministra un esorcismo, ha un’efficacia ancora maggiore, di per sé, perché compie un sacramentale, fa quindi una preghiera pubblica, che coinvolge l’intercessione della Chiesa.

 

            Ma stiamo bene attenti. Il Signore tiene molto conto della fede. Per cui è possibile che la semplice preghiera di un laico, benché preghiera privata, abbia più efficacia delle altre. Così è possibile che la preghiera di un sacerdote non esorcista, fatta con molta fede, abbia più efficacia della preghiera di un esorcista autorizzato dal vescovo, ma che agisce con minor fede.

Espongo subito un esempio pratico. Sappiamo da P. Raimondo da Capua, confessore e storiografo di S. Caterina da Siena, che quando gli esorcisti non riuscivano a liberare un indemoniato, lo mandavano da Caterina. La Santa pregava e otteneva la liberazione. La sua preghiera non era un esorcismo; essa non era né esorcista né sacerdote. Ma era Santa! Si noti bene anche un altro elemento: non conta solo la fede di chi fa la preghiera di liberazione, o l’esorcismo; conta anche la fede della persona per cui si prega, dei suoi familiari, degli amici che pregano per lui.

            Il Vangelo, narrando la guarigione miracolosa del paralitico che viene calato davanti a Gesù, scoperchiando il tetto, ci dice che Cristo <<vista la loro fede>>, operò il miracolo. Per cui tenne conto della fede del malato, ma anche la fede di chi lo accompagnava.

 

 

I primi messaggi

dal 19 dicembre 1985 al 6 febbraio 1986

 

Giovedì 19.12.1985: “Cari figli, oggi desidero invitarvi all’amore verso il prossimo. Se   amerete il vostro prossimo, sentirete di più Gesù. Specialmente a Natale, Dio vi concederà grandi doni, se vi abbandonerete a Lui. Desidero, per Natale, dare in modo particolare alle mamme la mia speciale benedizione materna. Gesù benedirà gli altri con la sua benedizione. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

Giovedì 26.12.1985: “Cari figli, desidero ringraziare tutti coloro che hanno ascoltato i miei messaggi e che nel giorno di Natale hanno vissuto ciò che vi ho detto. Adesso, purificati dai vostri peccati, voglio guidarvi avanti nell’amore. Abbandonate i vostri cuori a Me. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

Giovedì 2.01.1986: “Cari figli, vi invito a decidervi totalmente per Dio. Vi prego, cari figli, di donarvi totalmente, e così sarete capaci di vivere tutto ciò che Io vi dico. Non vi   sarà difficile abbandonarvi totalmente a Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

Giovedì 9.01.1986: “Cari figli, vi invito ad aiutare Gesù con le vostre preghiere nella realizzazione di tutti i piani che sta facendo qui. Offrite anche sacrifici a Gesù, perché si realizzi tutto come Lui ha programmato, cosicché satana non possa fare nulla. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

Giovedì 16.01.1986: “Cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera. Mi sono necessarie le vostre preghiere perché, per mezzo di voi, Dio sia glorificato. Cari figli, vi supplico di ascoltare e di vivere il mio invito materno, invito dettato solo dall’amore per potervi aiutare. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

Giovedì 23.01.1986: “Cari figli, vi invito ancora alla preghiera del cuore. Cari figli, se pregate col cuore, si scioglierà il ghiaccio nei vostri fratelli e scomparirà ogni barriera. La conversione sarà facile per tutti quelli che vorranno accoglierla. Questo è un dono che dovete implorare per il vostro prossimo. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

Giovedì 30.01.1986: “Cari figli, oggi vi invito tutti a pregare, perché si realizzino i progetti del Signore su di voi e tutto ciò che Dio desidera compiere per mezzo di voi. Aiutate gli altri a convertirsi, specialmente coloro che vengono a Medjugorje. Cari figli, non permettete che satana si impadronisca dei vostri cuori, così da diventare la sua immagine anziché la Mia. Vi invito a pregare, perché possiate diventare testimoni della Mia presenza. Senza di voi il Signore non può realizzare ciò che desidera. Il Signore ha dato a ciascuno una volontà libera, e voi la state usando. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

Giovedì 6.02.1986: Questo messaggio è stato dato a Zagabria, dove i veggenti, su invito dei medici della Commissione Vescovile, si erano recati per controlli medici.

“Cari figli, questa parrocchia che ho scelto, è una parrocchia speciale, che si distingue dalle altre. Io do grandi grazie a tutti quelli che pregano con il cuore. Cari figli, Io do i messaggi prima ai parrocchiani, poi a tutti gli altri. Spetta a voi, per primi, accogliere i messaggi, e poi agli altri. Voi ne sarete responsabili davanti a Me e davanti a Mio Figlio Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

 

 

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

Compendio

 

IO CREDO IN DIO PADRE

I Simboli della fede

 

33. Che cosa sono i Simboli della fede?

Sono formule articolate, chiamate anche “Professioni di fede” o “Credo”, con cui la Chiesa, fin dalle sue origini, ha espresso sinteticamente e trasmesso la propria fede con un linguaggio normativo, comune a tutti i fedeli.

 

34. Quali sono i più antichi Simboli della fede?

Sono i Simboli battesimali. Poiché il Battesimo viene dato “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19), le verità di fede ivi professate sono articolate in riferimento alle tre Persone della Santissima Trinità.

 

35. Quali sono i più importanti Simboli della fede?

Essi sono il Simbolo degli Apostoli, che è l’antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma, e il Simbolo niceno-costantinopolitano, frutto dei primi due Concili Ecumenici di Nicea (325) e di Costantinopoli (381), ancora oggi comune a tutte le grandi Chiese d’Oriente e d’Occidente.

 

“Io credo in Dio, Padre onnipotente Creatore del cielo e della terra”

 

36. Perché la professione di fede inizia con: “Io credo in Dio”?

Perché l’affermazione “Io credo in Dio” è la più importante, la fonte di tutte le altre verità sull’uomo e sul mondo, e di tutta la vita di ogni credente in lui.

 

37. Perché professiamo un solo Dio?

Perché egli si è rivelato al popolo d’Israele come l’Unico, quando disse: “Ascolta, Israele, il Signore è uno solo” (Dt 6,4), “non ce n’è altri” (Is 45,22). Gesù stesso l’ha confermato: Dio è “l’unico Signore” (Mc 12,29). Professare che Gesù e lo Spirito Santo sono anch’essi Dio e Signore non introduce alcuna divisione nel Dio Uno.

 

38. Con quale nome Dio si rivela?

A Mosè Dio si rivela come il Dio vivente, “il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe” (Es 3,6). Allo stesso Mosè Dio rivela il suo nome misterioso: “Io Sono Colui che Sono (YHWH)”. Il nome ineffabile di Dio già nei tempi dell’Antico Testamento fu sostituito dalla parola Signore. Così nel Nuovo Testamento, Gesù, chiamato Signore, appare come vero Dio.

 

39. Solo Dio “è”?

Mentre le creature hanno ricevuto da Dio tutto ciò che sono e che hanno, Dio solo è in se stesso la pienezza dell’essere e di ogni perfezione. Egli è “Colui che è”, senza origine e senza fine. Gesù rivela che anch’egli porta il Nome divino: “Io sono” (Gv 8,28).

 

40. Perché è importante la rivelazione del nome di Dio?

Nel rivelare il suo nome, Dio fa conoscere le ricchezze contenute nel suo mistero ineffabile: egli solo è, da sempre e per sempre, Colui che trascende il mondo e la storia. È lui che ha fatto il cielo e la terra. È il Dio fedele, sempre vicino al suo popolo per salvarlo. È il santo per eccellenza, “ricco di misericordia” (Ef 2,4), sempre pronto a perdonare. È l’Essere spirituale, trascendente, onnipotente, eterno, personale, perfetto. È verità e amore.

 

“Dio è l’essere infinitamente perfetto che è la SS.ma Trinità” (santo Toribio de Mogrovejo).

 

 

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